Valeria D’Arbela

Valeria, pittrice

Valeria si interessa fin da giovanissima alla pittura, stimolata da una famiglia colta e amante dell’arte. Fin dal 1943, insieme alla gemella Serena, partner di un sodalizio che non finirà mai, frequenta le gallerie veneziane ed esplora le calli e i canali della città. Sono gli anni difficili della guerra della tristezza e della paura. Comincia a disegnare fin da piccola ed è incoraggiata a continuare dai pittori della Scuola di Burano, Vellani Marchi, Dalla Zorza, da De Pisis, Carena, Favai e altre figure importanti della scena artistica dell’epoca.
L’impulso maggiore le viene nel ‘45, dopo la Liberazione, dal gruppo dell’ARCO, giovane formazione culturale che rivoluzionò il panorama cittadino appena uscito dalle strettoie della censura fascista. Vi operavano Armando Pizzinato, Emilio Vedova, Giuseppe Santomaso e molti artisti, letterati, critici, musicisti noti del dopoguerra.

Nel 1945, appena quindicenne, considerata un enfant prodige, inaugura la sua prima esposizione personale con l’Arco al Palazzo delle Prigioni. La presenta Luigi Ferrante, giovane critico e studioso d’arte. Le sue tempere espressioniste suscitano grande interesse e scalpore.

Continua con varie personali e collettive, in Italia e all’estero. Lascia l’università per la pittura. Va ad insegnare come maestra a Pellestrina, isola di pescatori, per coerenza col suo ideale sociale. Qui nascono i disegni in bianco e nero sulle barche e i pescatori, sulla Venezia misteriosa e labirintica e sulle fabbriche. Nel 50 si ispira a soggetti di argomento sociale e sui paesaggi e la gente del Polesine durante l’alluvione.
Trasferita a Milano, affronta in chiave onirica il tema del malessere urbano. La sua visione è originale rispetto alle correnti e ai gruppi contemporanei, senza restare estranea al tessuto storico dell’arte e dei fatti del tempo. Attenta alle problematiche della società, crea i Murders che anticipano il tema della violenza contro la donna. Con soluzioni grafiche metaforiche e surreali; interpreta lo scontro cruciale tra repressione e protesta giovanile.

Trasferita a Roma nel 76 abbraccia il tema della gioia epicurea con il nuovo ciclo del Carnevale e quello ecologico con i disegni della Natura. A cavallo degli anni 90, esprime il dramma contemporaneo del crollo delle utopie sociali. La guerra (Il conflitto del Golfo) le ispira graffiti dolenti di antiche e nuove stragi. Con le Scale sospese nel vuoto interpreta il relativismo che sgomenta l’uomo moderno. Dall’inquietudine sgorgano anche I Mostri. Negli ultimi anni Valeria sperimenta una fertile collaborazione creativa col figlio Dante. Nascono le grandi tele dell’Uomo di Aran dedicate al legame tra l’uomo e il mare. Espone anche a Berlino, Parigi, Madrid, sostenuta dal figlio. Nuove tele veneziane, frutto della memoria. Graffiti fantasiosi, Natura Arte Spazio che migrano nel futuro verso inedite mete cosmiche. Il Nuovo Luna Park, che raffigura l’eterno bisogno umano del gioco. Valeria non interrompe mai il suo rapporto con la pittura neppure con la grave malattia che la colpisce. Dipinge con ardore, con disperazione, fino alla fine.


Valeria ed io. Noi due - gemelle- un binomio. Questo sito è dedicato alle nostre esperienze artistiche parallele e ai legami fra queste esperienze. Siamo cresciute insieme, abbiamo scritto insieme la nostra vita per tutta l’adolescenza e nell'età adulta. Sempre amiche, sempre solidali.

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