Il percorso artistico di Valeria
L’opera omnia di Valeria attraversa decenni e stili che mutano con la maturità.
Gli INIZI sono caratterizzati da figure di suburbio solitarie, umiliate e offese, anime ferite o ribelli con pennello naif di colore crudo con gusto espressionista e un sottofondo di protesta. I simboli di oppressione come l’inferriata e la forca, alludono ad una condizione umana e ad un contesto storico drammatico. Anche la figura di Armstrong con la sua tromba è un grido sulla negritudine. Nella serie dei Pescatori c’è la visione della fatica dei pescatori e delle loro famiglie. Il colore con i grigi e neri ha una forte funzione narrativa. In questo periodo Valeria si dedica anche ad illustrare a china alcuni episodi del romanzo di Italo Calvino che ha come sfondo la Resistenza, “II sentiero dei nidi di ragno” Pin, il ragazzo protagonista con una vita familiare difficile, incontra i partigiani. Cerca e trova l’amicizia in un mondo di uomini in guerra clandestina, scopre le luci e le ombre. Le illustrazioni evidenziano con sintetica poesia questi contenuti. Disegnano con efficacia e segno incisivo l’esile Pin contrapposto al grosso partigiano. le figure dei fascisti repubblichini e altre scene tratte dagli episodi del libro. La serie di Nudi femminili non è solo un esercizio di abilità grafica ma un risultato elegante e armonico di equilibri segnici e di colore dove il bianco e nero e il rosso creano consistenza e significati alla composizione.
La città vissuta durante l’infanzia e la giovinezza segnano indelebilmente l’immaginario di Valeria. L’immagine di VENEZIA viene trasmessa con segni dinamici e inquieti che ricordano l’incessante movimento dell’acqua. Una città come specchiata nei rii, tramutata in architettura fantastica e orientale. I capannoni di Marghera ci ricordano la Venezia operaia e industriale, un mondo a sé di strutture misteriose e minacciose ma anche baluardo di lotte per i diritti. Valeria si ispira anche alla grande alluvione del ‘51 del Delta padano a Rovigo e nel Cavarzerano dipingendo con vigore il dramma dei paesaggi sommersi e di un’umanità sofferente in fuga.
Il trasferimento dall’onirica Venezia alla METROPOLI milanese genera tormento nell’animo dell’artista che dipinge la vita collettiva a Milano negli anni sessanta e settanta. Forme spettrali di facciate e città notturne ispirate dalla cronaca, angosce e disperazione di monadi imprigionate nei formicai. L’inferno della metropoli. Le storie individuali circondate dal buio evocato dall’inchiostro nero si alternano a visioni solcate dal giallo delle luci psichedeliche. I caseggiati divengono protagonisti, simboli di prigionia, come i volti in cui si riflette il malessere.
In quegli stessi anni di rivolte studentesche e rivendicazioni di diritti lavorativi e di genere, Valeria precorre i tempi trattando l’argomento del femminicidio. La rappresentazione della DONNA come vittima della violenza, ci mostra in varie forme i femminicidi già negli anni 60-70. La composizione in bianco e nero delle bambole rotte è una metafora di grande forza espressiva. I volti femminili, travolti e sballottati in una corrente urbana di case e ponti, e i corpi immersi nel bianco e nero solcato da onde verdastre, sono una forte testimonianza, un grido di protesta. Il volto pensieroso di una donna svela la sua incertezza e prigionia nella città, ma c’è anche la dimensione del sogno, nell’ isola felice dai colori chiari, con i cavallini in corsa, che esprimono l’aspirazione alla libertà.
Nel gruppo di opere denominato HOMO HOMINI LUPUS Valeria si mostra radicata nel suo tempo, denso di radicali contrapposizioni e speranze. Con i disegni della Contestazione (anni 80 e 70) descrive la dialettica sociale come un grande incendio di fiamme e bandiere e gli anni di piombo con allegorie aggressive, oggetti puntati, mossi da una logica quasi automatica. Nelle rappresentazioni gestuali, i cavalli sono le forze giovanili di libertà e le forbici e i cavatappi quelle della repressione. Entrano nel disegno anche fatti clamorosi della cronaca politica degli anni 60 e 70, come la morte di Piero Bruno, ucciso durante una manifestazione da un poliziotto in borghese. Nella serie ispirata dalla Guerra del Golfo entra il tema bellico assillante, il suo nonsenso, con un segno graffiante e un effetto di realtà dominata dalla morte, dal silenzio luttuoso, dal rosso del sangue e il grigio delle rovine. Il crollo delle utopie nei Castelli di carta, è un altro motivo ispirativo. Franano nel mondo i meccanismi autoritari. I capi sono raffigurati come direttori d’orchestra, come mani guantate che dirigono i concerti sociali. I sudditi appaiono come figurine di carta, vittime di illusioni e manipolazioni.
Le SCALE raffigurano nella loro ambigua sospensione nel vuoto e nella solitudine geometrica la razionalità, giunta al traguardo del dubbio, l’automatismo senza meta.
I RITRATTI prendono forma onirica. Il volto di bambino dallo sguardo allucinato, quello dell’amico e della sua storia, quello che contiene meandri di vita, nascono dalla memoria dalle emozioni e dalla fantasia. Il grido di rabbia nella città disegna il malessere di un personaggio tormentato, tra figure ugualmente sofferenti.
Nelle VISIONI ONIRICHE i paesaggi dell’isola di Aran, nati da suggestioni filmiche e letterarie, sviluppano su grandi tele il rapporto fra l’uomo e il mare, la presenza della donna accanto al bambino, le battaglie quotidiane dell’uomo sulle imbarcazioni, nelle tempeste del mare e della vita. I Mostri sono fantasmi dalle forme di animali, proposti in stile fiabesco quasi nel tentativo di esorcizzarli. Sono gli incubi quotidiani, partoriti dalla paura, dalle incertezze di un mondo pieno di conflitti, sono quelli che ci angustiano nel sonno. Nei NAS (acronimo per natura, arte e spazio) appare il sogno del futuro. L’intuizione fantastica, etica e fantascientifica proietta la natura in nuovi mondi nello spazio. Il disegno ci offre pianeti misteriosi, canoe cariche di alberi, trasloco della vita in altre mete, con una immaginazione visionaria, fatta segno agile e nervoso.
Nella produzione di Valeria c’è spazio anche per temi come la GIOIA quella ludica del luna park e quella dei concerti giovanili, colti nei momenti inebrianti. Segno e colore intrecciati costruiscono un’atmosfera viva e coinvolgente, col ricamo dinamico delle curve dell’ottovolante intorno a volti femminili e con l’evocazione del clima musicale.
Il tema dell’EROS, linfa della vita, scaturisce con dolcezza e con gioia naive in una festa di colori, dai volti compenetrati nel bacio o in attesa di esso tra occhi chiusi. La sospensione è dialogo primordiale. L’abbraccio della coppia libera e nuda in seno alla natura non è solo visione iconica da luna park, ma emozione pura e immediata.
L’interpretazione della NATURA è fantastica e simbolica. Lo stormire del verde nel paesaggio trasparente di Lanke, il fogliame misterioso, denso di colore e di vita dell’albero, la danza dei tronchi leggeri nel giardino, il richiamo lirico e musicale dell’intrico del bosco, le geometrie delicate dei filari arborei, i cancelli su paesaggi incantati sono capitoli di un grande poema ecologico.