Racconto Inedito di Valeria

Tratto da Valeria D’Arbela, Parole e Immagini

LA TEMPESTA ARRIVÒ D’IMPROVVISO.

Racconto inedito di Valeria D’Arbela

Il cielo diventò giallo, grigio, poi nero come la notte. Nello spazio, divenuto come una cupola soffocante sempre più incombente, passavano bagliori d’incendio, immagini scheletriche di case. E, come meteore, espressioni di volti bianchi s’intrecciavano come fasci di riflettori attraverso la scena scura. ELLA aveva sempre temuto la tempesta. E l’aveva evitata scegliendo sempre paesaggi di sogno. Palmizi, ulivi, viti, verdi tranquilli e sereni, scintillanti, formavano i suoi paesaggi. Quel giorno tuttavia, anzi quel mese, non poté impedire che sul suo idillico paesaggio si radicasse e crescesse una città informe, come un alveare e poi abnorme nel suo gioco ritmico di pieni, di vuoti, di facciate metalliche e vitree. Cresceva in tutte le direzioni, con un piglio abile e diabolico, utilizzando ogni minuto per nuove paradossali trovate. Così ELLA allontanò da sé l’idea della tempesta perché mille e mille piani e facciate le nascondevano ormai il cielo, illuminato solo da bagliori artificiali. Dalla luce creata dalla città stessa, fittizia come le vetrine, fittizia come le insegne, sipario di luci create come stoffa che avvolgeva e nascondeva l ‘immensa e ignota vita di uno spazio formicolante là dietro. ELLA viveva proiettando la sua forma tra le mille, fittizie, della città. Proiettando la sua ombra componendo se stessa tra altre forze a lei uguali superiori o inferiori. Si dissolse in suono tra musiche armoniche, voci discordi. Percorse le fessure tra le case trascinata dall’infinita e lacerante sirena della salute pubblica. Si specchiò in limpidi cristalli e in lastre offuscate dalla notte e dalle passioni del desiderio e della menzogna. L’amuleto portato con sé dai paesaggi idilliaci brillava nel suo giaciglio, luminoso come un sole. Oro? pensava ELLA. Astro o stella o pura luce di gioia. La sua stanza cadeva nell’ombra quando l’idolo giaceva in fondo a un cassetto. Il crescere della città aveva proiettato nella stanza di ELLA un’ombra cupa, la presenza di spigoli, cornicioni, facciate, vicine e incombenti. Ma l’amuleto brillava nel giaciglio creando l’atmosfera solare dei paesaggi di sogno.
La tempesta arrivò d’improvviso. ELLA non poté evitarla, né poté difendersi. Mobili, cose, idee, sentimenti materializzati furono spazzati via in un turbine irresistibile. Arrivarono i pietosi a spazzar via gli ultimi frantumi. Arrivò un medico per rinnovarle il corpo e l’anima. Osservò con attenzione l’idolo che nel vortice di polvere velenosa aveva perduto tutta la sua luce. «È un rottame velenoso» disse il medico, dopo averlo toccato con una calamita-contatore. «Era un amuleto» precisò ELLA. «Ora non è altro che un concentrato di A.» continuò il medico. La città specchiava nell’acqua le sue distruzioni. ELLA si trovò sola nel buio della sua tana sconvolta. Ne uscì e accecata, cominciò per un numero ignoto di volte il giro del grande oscuro labirinto.


Valeria ed io. Noi due - gemelle- un binomio. Questo sito è dedicato alle nostre esperienze artistiche parallele e ai legami fra queste esperienze. Siamo cresciute insieme, abbiamo scritto insieme la nostra vita per tutta l’adolescenza e nell'età adulta. Sempre amiche, sempre solidali.

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