Contributi di Dante Ferrante

Agli inizi del 1999 nasce il tema natura-arte-spazio

L’arte di Valeria dove va?

dai ricordi di Dante Ferrante

Le calli, i rii, gli orti, i pescatori, i contadini del delta padano, gli alberi, i giardini, le città, gli studenti in rivolta, le donne uccise (murder), le donne e gli uomini del realismo e del mondo sospeso tra sogno e realtà artistica e la storia dove andranno? Migreranno dagli inferni, finti paradisi del capitalismo e dei nuovi guerrafondai post-bellici? L’uomo e la natura cercheranno una nuova dimensione vitale, artistica… ? …dove? Al parco della Caffarella, nelle trattorie romane, ormai scomparse, cheap e piene di personaggi baudelairiani – salvo poche eccezioni, fiorivano le discussioni d’arte tra Valeria e me; ed ecco nascere natura-arte-spazio (L’uomo di Aran, sulla base dei ricordi di infanzia).
Per Valeria l’albero, la donna, l’uomo, il bambino stilizzati rappresentano la ricerca della sopravvivenza, l’essere aperti e resistenti verso la libertà attraverso movimenti e mutazioni. «La mia arte è lo specchio del mio dentro, è lo specchio della realtà storica vissuta in prima persona». L’arte come specchio dell’uomo che coincide col suo ambiente, la cui essenza ed estetica si dissolve e si evolve in maniera centrifuga e centripeta. Facciamo, seduti nel parco, degli schizzi in parallelo con le penne bic su dei bloc-notes a quadratini. Realizziamo NAS e uomini di Aran.

Nasce dunque l’albero che fugge dal degrado e con lui gli uomini (un nucleo famigliare) e la terra, e, l’arte, cerca nuovi spazi, territori (pianeti?) dove migrare, ma senza perdersi. L’arte cerca nuovi spazi oltre la terra. Valeria realizza a Roma i N.A.S. venti chine su carta 50×70 e poi nel 2000, venti tele 120×150 ad olio (quadri mai esposti in pubblico). Valeria rammenta anche le suggestioni del film L’uomo di Aran, che la colpì da giovane e la ispirò nella realizzazione dei quadri dei pescatori di Pellestrina. Infine ricorda con nostalgia i suoi quadri veneziani della fine degli anni 50 e i primi anni 60 dei quali non ricorda la collocazione (chi li ha acquistati). Dice: « …ho solo Venezia di notte di quegli anni. Voglio approfondire quelle atmosfere anni ’60». Inizia febbrilmente a riportare in vita, ad olio e in grande formato, le Venezie di ieri e sulla scia quelle anni ’80, (Oggi) e delle nuove, dove Venezia come in un cantiere si fonda, si rifonda (Domani). E poi realizza numerose tele sull’uomo di Aran di grande formato. Il recupero della memoria verrà da lei arricchito con la rivisitazione dei cicli della città disumana, i cavallini e i cavatappi, boschi e marine. Terminerà con il ciclo surreale Nuovo luna park. Dal 1999 al 2001 sarà un periodo molto attivo, spasmodico, durante il quale eseguirà più di 100 opere.

 

Ora ho capito…

Quel giorno a Roma non avevamo soldi per trasportare le tele di Aran fino al Velabro club per la mostra romana. Quel giorno di dicembre del ’99 io e Valeria decidemmo di portarle a mano… così dal corniciaio di via Capo d’Africa, le trasferimmo in più viaggi fino a via del Velabro, passando dal Colosseo e dai Fori. C’era vento ed eravamo in sua balia, come due windsurfers e ci superavamo sospinti in un andirivieni che ci faceva incrociare come due palloncini al vento. Come due aquiloni nel cielo o atterranti tra le folate… ci vide Giustina dall’autobus, vide due tele che volavano, ci riconobbe. Ce lo disse in seguito. Fu strano ripensarci… ma tutto in noi era inusuale nostro malgrado. Che marasma quel periodo: dipingere, incorniciare, scrivere, telefonare, parlare, organizzare mostre, il tutto senza mezzi. Noi due, i “girovagarte” innamorati dell’arte, sospinti dal vento della vita, nella vita… Oggi Valeria non c’è più, è morta il 5 maggio 2002 a Nepi vicino a Viterbo in una clinica per malati di cancro… il 4 maggio mi aveva detto: «Dante, dal tuo sguardo ho capito che vorresti che io dipingessi, che disegnassi, vero? Dammi l’album con le matite! Anzi, un eros da ritoccare a mano…».
E iniziò per qualche minuto. Il vento soffiava ancora. Non era finita, non è finita. L’arte di Valeria veleggia verso l’eternità! Ma io tapino, sopravvissuto, pensavo «e ora? Che senso ha la vita se si rimane senza il proprio amore, quello più grande? Sì, l’amore, il sesso, un giorno una moglie, perfino dei figli, ma chi mi ridarà Valeria che era tutto per me?».
Volevo morire anch’io…

Sono passati tre anni e ho trasportato una grande tela di Aran di Valeria dagli zii Serena e Primo, un dono per i loro 50 anni di matrimonio… Ed eccolo il vento, immancabile qui a Roma. Mi faceva volare col telone.
Ho temuto di decollare, mamma! Giungere fino a te, nel paradiso di Aran – «Non sono ancora pronto» – mi sono detto… Poi sono atterrato dagli zii e ho capito. Cara, cara Valeria… Ora ho capito le vele eravamo noi! Siamo noi!
Grazie a te e alla tua arte, il paradiso e la terra non sono poi così lontani!

 

Valeria e Girovagarte

Nel 1996, con le prime due esposizioni di Valeria D’Arbela a Berlino, ho cominciato ad organizzare mostre per lei in Italia e all’estero.
Dal 1999 si è formato un gruppo eterogeneo di persone amanti dell’arte che ho chiamato Girovagarte. Il gruppo, attivo fino al 2002, anno in cui è scomparsa la D’Arbela, era composto da collaboratori sparsi tra Roma, Parigi, Madrid, Berlino, Mosca, Tokio. Tra il 1999 e il 2002 sono state organizzate tre mostre in Germania, due in Francia e in Spagna, una a Roma, sia di carattere antologico che propositivo degli ultimi lavori. Girovagarte fu inteso da me e Valeria in primis e poi dagli altri componenti come una catena di contatti e organizzatori di eventi artistici a tutto tondo e senza confini.

“L’arte girovaga” aveva come assunto iconografico l’immagine di un carrozzone di zingari.
Zingari col passaporto di cittadini del mondo, festanti e sicuri del loro valore artistico serio ed esperto, capace di risvegliare entusiasmi e vitalità passando tra le vie del mondo. Un diffondere l’arte come un eterno pellegrinare in una visione senza frontiere, né barriere burocratiche. L’intenzione di Girovagarte era di unire in questo progetto realtà intellettuali ed artistiche tra le più diverse. Il comune desiderio di girare il mondo e farlo girare diffondendo il “virus” della diversità culturale ed artistica integrante e che si integra. Il tutto legato anche ad una filosofia artistica deontologica ove professionalità e progettualità si fondono in un universalismo ludico del mondo.

In tal senso il carrozzone è andato gonfiandosi via via, tanto che alla scomparsa di Valeria e alla temporanea sospensione delle attività di Girovagarte erano già pronti per l’attuazione diversi progetti espositivi, tra cui tre in Russia (a Mosca e Saransk), uno in Spagna, uno a New York in una ex-fabbrica del quartiere di Chelsea (dedicata ai tempi delle fabbriche di porto Marghera/Venezia, dipinte da Valeria negli anni 50), uno a Tokio, una performance a Berlino con una sfilata di moda ispirata alle sue opere. E ancora nuove mostre a Berlino in strutture alternative molto interessanti. Parallelamente alle mostre della D’Arbela, Girovagarte ha promosso altre mostre ed iniziative culturali. Così pur essendo in partenza una creatura “familiare” ebbe modo di diffondersi, di farsi eterogenea con nuovi soggetti in una felice reazione a catena.

Dante Ferrante

Nota Hanno partecipato al “carrozzone”: Valeria D’Arbela, pittrice; Dante Ferrante, amatore d’arte; Simonetta Ferrante, poetessa; Helène Franchi, interprete parigina; il prof. Roberto Giacone, direttore della maison d’Italie; il dr. Battaglia, direttore della banca parigina; G. Lipkau, fotografo tedesco; Pierre e Melanie omedes di gragnague (Toulouse, France), animatori della galleria Empreinte d’art; Patrick Tort, darwinista parigino; Anna Vasseur Stachova, giornalista parigina di Art 11; il direttore del teatro Chapeau di Berlino; il direttore della galleria Kuckucksnes di Berlino; Luciano Zoppo pittore.


Valeria ed io. Noi due - gemelle- un binomio. Questo sito è dedicato alle nostre esperienze artistiche parallele e ai legami fra queste esperienze. Siamo cresciute insieme, abbiamo scritto insieme la nostra vita per tutta l’adolescenza e nell'età adulta. Sempre amiche, sempre solidali.

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